Vanity Living
Tesori di Famiglia
19 Giugno 2013
Foto: Wayne Maser
“È UNA CASA CHE TI VUOLE”, dice Bianca, sintetizzando cosi i 25 anni passati a Palazzo Papadopoli. Racconta delle “buone vibrazioni” assorbite in altrettanti anni di matrimonio con Giberto, qui domiciliato dalla nascita. Si parla di una delle coppie più aristocratiche del mondo: Giberto, figlio del Conte Leonardo Arrivabene Valenti Gonzaga, e Bianca, figlia di Amedeo di Savoia-Aosta. Cinque i figli, e di rara bellezza. Siamo con loro all’ultimo piano, quello che abitano, il resto da giugno è l’Aman Canal Grande Venice. Diciotto mesi di cantiere, per ristrutturare e creare nuovi ambienti di lusso assoluto, durante i quali si sono trasferiti a Firenze.
“Ora l’ascensore funziona, l’affresco non cade, il pontile non va a fondo”: di fatto, con l’affitto ad Adrian Zecha, creatore degli Aman Resorts, già celebre gruppo dell’hotellerie non solo asiatica, Giberto Arrivabene con le sorelle Vera e Venturina hanno offerto a Venezia un indirizzo speciale in più. “E soprattutto abbiamo garantito altri cinquecento anni di vita al palazzo”. La dimora, con i Papadopoli Aldobrandini, nel 1860 era diventata di massima avanguardia: Michelangelo Guggenheim la decora in stile neo rinascimentale e rococò.
Tra gli arredi compaiono interfoni, ascensore interno, lampadari pronti per la luce elettrica e un’ala in più, affacciata sul verde interno: il giardino – rarissimo a Venezia – si ottiene con la demolizione di due case. Ultimo passaggio, la proprietà degli Arrivabene. Il padre di Giberto ha usato i sottotetti per salvare gli ebrei durante la guerra. Stucchi, affreschi, ritratti di famiglia e padroni di casa, tutto qui è abitato a ospitare. La musica dei concerti, i colori di una festa, le scene di un film. Qui Marco Tullio Giordana si è installato per girare Sangue Pazzo.
Qui è passata la Biennale d’Arte: in un’edizione il Padiglione Ucraina, un’altra volta il set della fotografa Nan Goldin, che qui ha scattato la sua interpretazione del tema Real Venice nel 2011.
Infine la moda: ultima apparizione del palazzo prima dell’Aman conversione. Nella campagna di Bottega Veneta. Che effetto fa ora, ai Conti Arrivabene, immaginare un albergo sotto di loro?
“Un effetto di grande sollievo. Con 24 stanze, circoleranno al massimo 48 ospiti”. L’atmosfera è di fatto rarefatta, il numero 48 evapora rispetto ai precedenti: ” Quando c’erano gli uffici del Cnr qui dentro lavoravano più di 180 persone”. Passaggi. Siamo a Venezia, d’intramontabile ci sono innanzitutto i vetri. In vendita nella boutique a piano terra, troviamo ora le creazioni di Giberto Arrivabene, designer di vasi e accessori (volete vederli? www.giberto.it), e dei celebri bicchieri Palazzo con le facciate dei palazzi veneziani incise nel vetro.
Dettaglio in più, creato da lui per i ristoranti di Aman Venice: il logo AV dei bicchieri è ispirato a una carta da lettere di famiglia degli anni Venti. Il profilo dorato, invece, nasconde un’innovazione tecnica: le schegge d’oro che creano il bordo sono state “annegate”, sigillate nel vetro. Per non farle mai più andare via.
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