Giberto
Giberto Arrivabene Valenti Gonzaga
“Nei miei primi ricordi Venezia aveva altri colori.
Era più spenta, drammatica, distrutta, profondamente romantica. Bellissima.
Non c’era la luce di oggi, più scintillante, forse, ma meno poetica”.
La vita di Giberto Arrivabene Valenti Gonzaga, è visceralmente legata a Venezia.
Le memorie infantili, le più belle, sono quelle che si sono formate nelle stanze di Palazzo Papadopoli, tra gli affreschi del Tiepolo e gli affetti familiari.
Unico figlio maschio con due sorelle, Giberto rimane orfano di padre a 9 anni.
“Ufficiale di marina, un eroe di guerra”, racconta.
“Ha ricevuto una medaglia d’argento, due di bronzo e tre croci al valore militare. Ma soprattutto è lui che ha impostato la mia educazione con alcuni tratti rigidi da vita militare ma con gran senso dell’onore e della giustizia”.
Rimasto l’unico maschio di casa, Giberto considera un privilegio essere cresciuto in un universo femminile.
“Da mia madre ho assorbito un profondo senso dell’estetica. Le donne, d’altra parte, hanno una sensibilità nel gusto che noi uomini non riusciremo mai a uguagliare.”
Da lì è nata la passione per le belle cose e il desiderio di ridar loro vita.
Le donne sono tuttora il suo universo.
Sposato con Bianca di Savoia Aosta, Giberto ha quattro figlie femmine e un maschio, arrivato per ultimo.
Ma è lui che in casa ama ancora occuparsi di alcuni dettagli: le stoffe, i profumi.
“Fa parte dell’eredità materna – spiega – che considero un regalo bellissimo”.
Di un’adolescenza trascorsa scappando da un collegio all’altro, con risultati scolastici non sempre brillanti, Giberto ha l’aria di non essersene mai fatto un cruccio.
“Ero giovane e mi sono divertito, è stato un periodo bellissimo”.
Fino all’agognata maturità per poi godersi un viaggione in America con lo zaino in spalla prima di affrontare il mondo del lavoro. Il fascino per il vetro e per l’artigianato sono comunque sempre stati al centro dei suoi interessi.
Ogni viaggio è stato fonte di nuove ispirazioni.
“Quando vado in giro sono sempre attento ai dettagli. Nessuno come i russi, ad esempio, è capace di mescolare materiali ricchi come argento, vermeille o pietre preziose, con quelli poveri, come legno o vetro. Il risultato sono oggetti arstistici di sublime bellezza. Ma anche il Marocco e l’India sono stati una fonte continua di nuove idee”.
L’elemento creativo è per Giberto sempre un divertimento, una scoperta. Malgrado le responsabilità arrivate con la famiglia e con l’età, ha ancora intatto un trascinante senso dell’umorismo e una leggerezza che hanno il sopravvento su una natura malinconica e un po’ nostalgica.
“Venezia fa per me, si addice al mio carattere, è il posto ideale per vivere e per creare”.
(foto di Michael James O’Brien)